C’è stato un tempo in cui il riciclare era cosa naturale, anche i vecchi chiodi venivano spesso estratti dal legno e quando necessario raddrizzati per essere usati nuovamente.
Questo virtuoso comportamento sottolineava la ‘preziosità’ del manufatto, il riconoscimento delle abilità e del tempo dedicato alla sua realizzazione, riconoscendone dunque anche il valore economico.
La mia collezione Chiodi non è di certo un’operazione di riciclo, ma nasce invece da una riflessione filosofica intorno ai termini del valore, della preziosità … e del lavoro come atto manuale prima che artistico.
Nelle mie passeggiate nella campagna toscana, ma anche talvolta in qualche mercatino delle pulci (o rovistando in città tra i materiali dei cantieri edili prima che vengano portati in discarica), trovo sempre qualche vecchio chiodo arrugginito, memoria di un tempo e di un lavoro che fu.
Ho individuato quindi una tecnica personale che mi permette di rivestire con metallo ‘puro e prezioso’ (oro o argento) Il vile e comune metallo di questi miei fortuiti ritrovamenti.
Il tentativo è quello di ridare dignità e valore a una preziosità perduta, riportando l’attenzione a ciò che è ‘dentro’, al contenuto più che al contenitore, contrapponendomi così alla vuota esteriorità scenografica che ci circonda…
Ribatto il chiodo ovvero Chi-Odo?
Nell’estrarre i miei chiodi da vecchie travi, porte o finestre, può capitare talvolta che si spezzino (nelle porte i chiodi venivano spesso ribattuti); in tal caso utilizzo solo la ‘testa’ e per farne orecchini dal titolo non certo casuale: Chi-Odo, una domanda da portare all'orecchio!
Nella lingua italiana la parola chiodo si associa infatti a tantissimi modi di dire che stanno scomparendo: ho messo la bicicletta al chiodo, non batto chiodo, roba da chiodi e molti altri ancora...
Anche Il linguaggio purtroppo si sta impoverendo, insieme alla ‘memoria’ di antichi mestieri e pensieri...e questo è ormai per me un chiodo fisso!!!
Uno ‘spirito’ e una ricerca contemporanea non può che abbracciare anche il nostro passato: ‘comprare a ‘chiodo’ si dice ancora in Toscana quando si ricorre a una dilazione di pagamento; ‘avere molti chiodi’ significa dunque avere molti debiti; nelle vecchie botteghe, se non si aveva denaro a sufficienza per pagare, un piccolo foglio con annotato il proprio debito, restava attaccato ad un chiodo fintanto che il conto non veniva saldato…
Che si voglia acquistare un’automobile o sostituire il vecchio telefonino con l’ultimo modello, il ‘Far chiodo’ è ancora oggi pratica comune. Possiamo certamente dire che ormai la nostra intera economia si basi sul debito; il sistema economico internazionale è certamente molto più complesso ma non si può negare che siamo tutti indebitati con tutti.
A maggior ragione dunque questi miei gioielli sono opere squisitamente contemporanee!
P.I.L. è il metaforico titolo di questo anello. Curiosamente infatti il nostro Prodotto Interno Lordo si alza insieme al debito e di conseguenza anche al numero di brillanti che incasso nei miei ‘chiodi’… Non ci stupiamo dunque che questi miei chiodi si paghino cari!
A naturale conclusione di questo articolo mi preme però riportare l’attenzione sul inconfutabile fatto che oggi I chiodi a mano non li batte più nessuno. Se questa è ormai una certezza (…ieri non poi così scontata) dovremmo incominciare a domandarci se un domani ci sarà ancora qualcuno (artista o artigiano che sia) che ‘a mano’ costruirà i suoi gioielli, le sue opere o i suoi manufatti.
Io me lo auguro, e si dice che i chiodi torti portino fortuna, ma senza una precisa presa di coscienza non so cosa potrà essere davvero salvaguardato dei vecchi o nuovi saperi artigianali.
Grazie per l’attenzione e per i vostri commenti!
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