Tutto è incominciato nel ormai lontano 2005 con il ritrovamento casuale di alcuni vecchi chiodi da cui sono rimasto affascinato, per la forma, il colore, l’antica storia.
Già da diverso tempo ormai mi piaceva creare (oltre che cartoline) piccoli libri d’artista incuriosito e attratto dal concetto di libro oggetto, un libro nato non tanto e non necessariamente per essere ‘letto’ ma piuttosto per essere interpretato come metafora d’altro.
Pubblicherò presto qualcosa che vi parlerà anche dei miei libri d'artista, ma ciò su cui ora voglio portare l'attenzione è proprio su quel piccolo passo compiuto nel passaggio dal concetto di libro d’artista a quello, per assonanza di Gioiello d’artista (piccoli gioielli scultura rigidamente inchiodati al loro status di non idossabilità). Un passo breve che per quanto sofferto, è stato così naturale e giocoso, almeno quanto è stato giocoso riscoprire i tantissimi modi di dire, purtroppo ormai quasi dimenticati che riguardano il chiodo; modi di dire che hanno dato 'titolo' e 'senso' alle mie opere.
Confesso sono stato, e sono tutt’oggi un po' critico e polemico riguardo al pluriennale dibattito in corso intorno al gioiello contemporaneo o di ricerca, dibattito che cercherebbe di definire cosa sia o non sia un gioiello contemporaneo e che troppo spesso riduce il concetto di indossabilità ad un semplice buco, fatto (nel caso delle innumerevoli spille) o attraversato (nel caso degli innumerevoli anelli, bracciali o collane). Buco (che è anche un vuoto!) con cui il ‘gioiello contemporaneo’ assume la pretesa di essere indossato…
…Così, quasi vent’anni fa ho incominciato a creare i miei gioielli d’artista decidendo di inchiodarli (senza mezzi termini) al loro stato di ‘gioielli rigorosamente non indossabili’.
Il gesto è stato liberatorio, come lo è sempre l’arte, sopratutto per chi la fa ma anche per chi se ne lascia trasportare, trasportare in quell’altrove creativo e immaginario capace di farci provare emozione e non semplice evasione. Capace di immaginare un altro mondo possibile...
Come dicevo, le mie ‘operette’ sono state presentate per la prima volta nel lontano 2005 nel giardino del Borgo a Firenze. ‘Operette’, titolo postumo rubato al ‘più che un amico’ Walter Romani di cui riconosco la paternità dell’ironico titolo e soprattutto lo stimolo al mio ‘Operare’, e come lui ‘senza anestesia’. Ciao Walter ovunque tu sia, nell'alto o nel basso dei cieli...
A seguire pubblico volentieri il video realizzato per l’occasione dalla cara amica Rita Ceriotti:
e il testo critico di Silvia Barsi a presentazione dell’esposizione e
Tra natura e tecnologia ovvero L’anello mancante o semplicemente È sempre il caos?
Pausa… Pollicino guarda i sassi sul suo cammino.
Pausa… il disco si ferma, lo schermo s’abbuia.
Pausa… si entra nel giardino.
Un’opera per un giorno in un giardino è come una parentesi - una vacanza, una concessione - e l’arte può essere una pausa nell’incessante logica di ripetizione che si perpetua nei giorni - uno scartare di lato, un cambiare angolazione - un generare altro….
Così la natura e la tecnologia diventano anche un insight del fare arte: tema e motivo dell’installazione per un verso, ma anche modus operandi dall’altro. Nell’esplorazione della nostra natura (quella che ci differenzia, che ci rende quell’essere umano e non un altro) e dei mezzi tecnici che ci aiutano a manifestarla: la tecno-logia, appunto.
Ma la natura ha una logica tutta diversa, che non può che esser naturale: fra questi due poli ci muoviamo, uomini del nostro tempo, spesso in bilico fra due estremi non compresi o semplicemente ancora non sufficientemente interiorizzati.
Pollicino ha lasciato i segni di un cammino - lo percorriamo a ritroso, seguendo il filo (la paura di perdersi curiosamente s’accentua nell’epoca delle tecnologie?) lasciandoci alle spalle il pic-nic di immagini che la televisione ha apparecchiato nel suo e nel nostro giardino.
Ed ecco che “chiodo scaccia chiodo” mentre l’anello mancante (son robe da chiodi) dialoga con l’albero di fusione che si sente uno spillone mentre il puro e l’impuro non battono chiodo a fianco di una preziosa pepita intimorita dalla mazza ferrata che si trasforma in bacchetta magica per lasciar spazio al pendente chiaramente innamorato della unlinked chain che ha capito che son chiar di luna e chi–odo non è altri che un orecchione agitatore…
Piccole sculture, provocazioni, ma anche semplice divertissement gioioso sul tema del gioiello (da scherzo, gioco: etimologia rivelatrice!) che ci porta al vaso “natura e tecnologia” da cui è nata, proprio in questo giardino, l’idea dell’installazione, nel riferimento al trino (i titoli triplici, i 3 momenti del percorso, le infinite triadi di riferimento) e all’anello mancante…
Il cerchio si chiude (stabile e instabile come ogni cerchio) e le immagini vengono catturate da due piccoli occhi invisibili e inviate, straniate e sovrapposte, dove ha preso le mosse il nostro percorso, al pasto televisivo che si consuma con noi e senza di noi tra le porte d’albero da cui inizia (o finisce?) questa strana alchimia di NATURA E TECNOLOGIA…
Mentre il CAOS occhieggia, silenzioso e artificiale, pacificante e agitatore.
Buon pass-assaggio
Silvia Barsi
Se siete giunti fin qui…In concomitanza con questo mio ultimo post ho il piacere di invitarvi a Certaldo Alto dove dal 12 al 16 Luglio (nella saletta antistante il Museo del chiodo) esporrò alcuni di questi miei gioielli scultura insieme ai miei gioelli realizzati rivestendo in oro o argento puro vecchi chiodi battuti a mano.
ROBA DA CHIODI! Ovvero un omaggio a Beppe
Gioielli d'artista e piccole sculture ovvero Li attacco al chiodo.
C’è stato un tempo in cui il riciclare era cosa naturale, anche i vecchi chiodi venivano spesso estratti dal legno e quando necessario raddrizzati per essere usati nuovamente. Questo ho imparato da piccolo guidato dalle abili mani del nonno quando i chiodi non erano già più battuti a mano.
Questo virtuoso comportamento sottolineava la ‘preziosità’ del manufatto, il riconoscimento delle abilità e del tempo dedicato alla sua realizzazione, riconoscendone dunque anche il valore economico.
… Uno ‘spirito’ e una ricerca contemporanea non può che abbracciare anche il nostro passato: ‘comprare a ‘chiodo’ si dice ancora in Toscana quando si ricorre a una dilazione di pagamento.
Un’esposizione di Gioielli d’artista rigorosamente non indossabili
Ringrazio dunque per la gentile disponibilità il Comune di Certaldo e gli organizzatori di Mercanzia, il rinomato festival del teatro, delle arti e dell’artigiano con più di trent’anni di storia.
Grazie per l'attenzione. E' gradito un commento!
Federico Vianello
Foll'orafo, Filosofo, Funambulo
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